“Il nostro quartiere
sta proprio dietro la stazione. Un giorno un treno ci porterà via, oppure
saremo noi a portar via un treno. Perché il nostro quartiere si chiama
Manolenza, entri che ce l’hai ed esci senza. Senza cosa? Senza autoradio,
senza portafogli, senza dentiera, senza
orecchini, senza gomme dell’auto.” La
storia di Pronto Soccorso e Beauty Case
“Vorrei morire,
morire, morire, morire ma lo fanno già tutti.” California Crawl
“-Dice bene signor
diavolo. Tra artisti. E lei, proprio lei mi accusa del peccato di superbia! Ma
esiste arte senza eccesso? Ciò che chiamiamo misura non è forse la pantofola
che infiliamo dopo un lungo viaggio di visioni? Esiste una lingua senza
metafora, un pranzo senza relever, un diavolo senza zanne?” Il più grande cuoco
di Francia
Avrò letto questo romanzetto almeno due settimane fa ma non
sono riuscita a scriverne la recensione che oggi! Un vero peccato perché l’entusiasmo
che ti lascia una buona lettura purtroppo scema prestissimo. Comunque sia era
da un po’ che volevo leggere un romanzo di Benni e, su suggerimento di un’amica,
un giorno, trovandomi in Mondadori mi
son detta “Bando all’avarizia, spendiamo sti 9 euro”..un piccolo lusso che le
mie povere finanze possono ancora permettersi :D
Non sono una grande fan delle raccolte di racconti..forse perché
penso sia difficile condensare qualcosa di davvero interessante nello spazio di
poche pagine. L’unico autore di fronte al quale mi sono inchinata è stato
Buzzati con i suoi geniali racconti della raccolta La boutique del mistero, dove
ogni storia è una perla. Due su tutti sono La giacca stregata (che potete
leggere qui) e Inviti superflui (che potete leggere qui). Quindi ero un po’
prevenuta nei confronti di questo libro ma devo ammettere invece che Benni ci
sa fare: ha un linguaggio che mi piace e mi ha colpito soprattutto quel suo
essere semplice ma andare dritto al sodo, il tutto condito da un’ottima dose di
ironia che non guasta mai.
Il romanzo in realtà è una raccolta di racconti, 24, che
corrispondono ad altrettanti personaggi e ad altrettante cifre stilistiche. Mi
spiego: l’antefatto narra di un personaggio, chiamato l’Ospite che vagando per
l’immaginario porto di Brigantes si ritrova a seguire un vecchietto molto distinto con una gardenia all’occhiello
il quale, scendendo delle scalette che portano al mare, scompare sott’acqua.
Nel tentativo di salvarlo l’Ospite si troverà anche lui nel suddetto Bar sotto
il mare. Qui, gli avventori, un gruppo di 24 persone, racconteranno a turno le
storie più stravaganti variando per stile e registro. Penso che la versalità di Benni sia
eccezionale e del tutto credibile. Dalle storie del paese Sompazzo che ci
ricorda Vitali, a Nastassa , il racconto dal finale comico sulle orme dei
grandi russi o a Il più grande cuoco di Francia che rimanda a Maupassant , dall’horror
story alla Poe al giallo di Priscilla Mapple che fa molto Agatha Christie, al
racconto Il destino sull’isola di San Lorenzo che invece mi ha riportato ai
profumi brasiliani di Jorge Amado..insomma una varietà unica e ripeto
assolutamente credibile nel suo genere. Ovviamente non tutti i racconti mi sono
piaciuti ma questo dipende moltissimo dal fatto che era come cambiare libro
ogni volta e che ci sono generi che mi piacciono più di altri. Che dire di più?
Merita assolutamente una lettura e penso che per me Il bar sotto il mare
rappresenti il primo di Benni di una lunga serie. Voto 9
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