Don Tonelli, dopo la sua splendida dichiarazione d’intenti
un po’ joyciana, ha deciso di regalarci una preview della sua raccolta di
racconti: Distorsioni è uno di questi e devo ammettere che tra quelli letti, è
il mio preferito. Se vi interessa dargli un’occhiata lo potete trovare qui in
pdf; lo scaricate in tre secondi. Vi consiglio caldamente la lettura di Distorsioni se avete intenzione di
leggerne la recensione giacchè non spoilero un bel nulla, fannulloni!
"Superata una piccola spiaggia inizia la salita, sempre più in alto, fino alla cima della scogliera. Lassù il sentiero di sassi lascia spazio a una piccola radura verde. Ci sono delle panche di pietra grezza, senza gambe, adagiate sull’erba. Ci sediamo, con l’alito del mare addosso e le stelle per luci. Siamo sul tetto di Bilbao." Paolo
Bravò! E’ quello
che penso mentre finisco di leggere uno dei racconti di Tonelli. Un sacco di
gente dice “Eh scrivo” col sorriso sornione di chi si aspetta che tu dica “Quando
mi fai leggere qualcosa?”. Okay, io sono una di quelle curiosone che va
chiedendo in giro ad aspiranti talenti di leggere le loro opere prima, però
devo ammettere che mi son sempre capitate cagate pazzesche. Non che il racconto
di Giorgio Tonelli sia paragonabile alle perle di Buzzati, no, però è una di
quelle letture che riescono (per quanto brevi) a catapultarti in un’altra
dimensione per un po’. Quindi, come il protagonista, anche noi siamo a Bilbao, anche
noi siamo ad una festa erasmus, anche noi siamo sdraiati sugli scogli con un/a
sconosciuto/a, anche noi in terra
straniera assediati da una lingua straniera e in balia degli eventi: fantastico! Questo è uno degli aspetti
positivi della narrazione di Tonelli: in tre parole e quattro aggettivi ti
dipinge il contesto, ti costruisce un’atmosfera. Touchè, io non ne sono capace. Le vicende sono situate su due livelli spazio-temporali
differenti che si intersecano e qui si passa alle note dolenti: ho dovuto
rileggere alcuni passaggi per capire dove ci trovassimo e soprattutto il perché
di determinati dialoghi. E’ un gran bello strumento quando lo si sa usare..
Probabilmente è un effetto voluto dall’autore perché quando si arriva a leggere
il finale diventa tutto più chiaro ma sembra che ci sia necessità di affinare
ancora un po’ la tecnica, forse.
La trama è originale: un giovincello si ritrova nel Paesi
Baschi e conosce una strana India che, complici un paio di bicchieri di tinto de verano , lo convince ad andare
sugli scogli. Le opzioni che vengono in mente ai più sono o un bell’amplesso al
chiaro di luna dove l’importante non è capirsi ma tarellare (vecchi
sporcaccioni, vi ho beccato) oppure lei che gli tira una mazzata in testa, lo
deruba e scappa (io optavo per questa.. sarà che vedo troppe puntate di Hannibal).
E invece, mi dispiace deludervi, ma lei gli racconta una storia e poi si
abbioccano. Il risveglio dovete leggervelo da soli. Personalmente amo le fiabe
quindi la storia che l’india racconta al protagonista per me è una vera e
propria chicca. Unica cosa gli intermezzi del post-avventura rimangono un
pochino fumosi soprattutto nella parte iniziale.
Detto ciò, per quanto io possa essere amica dell’autore, non
avrei mai recensito un racconto che non potesse definirsi tale. Le
caratteristiche del racconto ci sono tutte. Lo stile denota un bel background
culturale e un’esperienza delle più disparate letture: i retaggi maggiori sono quelli del realismo
sporco bukowskiano anche se per me è palese che Tonelli stia cercando di
definire uno stile tutto suo e che non cada nella banalità del plagio.La
proprietà di linguaggio è molto buona e secondo me c’è del talento.