TinyDropdown Menu Born to be Wilde: novembre 2013

mercoledì 13 novembre 2013

Piccole recensioni per piccoli risparmiatori n°8: I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe

"Tutto il mondo si dissolve nel nulla, e un uomo, che per volontà altrui, ma senza un intimo interesse o un sogno, ricerchi affannosamente denaro, onori o altro, sarà sempre un pazzo."
"Certe volte mi accade di non poter capire come un altro possa volerle bene, abbia il diritto di volerle bene, mentre io l'amo così esclusivamente, così intensamente e non conosco, non so, e non ho altro che lei."
"Io sono solamente un pellegrino sulla terra; voi siete di meglio?" Werther

Carissimi Lettori selvaggi, rieccoci alla collana Live di Newton Compton, per la vostra e mia gioia. Era da moltissimo tempo che volevo leggere qualcosa di Goethe e mi sarebbe piaciuto cominciare da Le affinità elettive ma mi è stato regalato questo e a caval donato, si sa, non si guarda in bocca.
Comincio subito dicendo che pensavo fosse molto peggio di quanto in realtà non sia stato riguardo al tono utilizzato da Goethe nei panni di Werther..Dai tempi del liceo, mi ricordavo enormi periodi aulici e pesantezza a cascate. Invece no, ricordavo male. Si, certamente Goethe si esprime in maniera consona alla sua epoca (1800) ma niente di così terribile da approcciare. Essendo uno dei maggiori esponenti del Romanticismo tedesco, è inoltre normale trovare dissertazioni sulla Natura, sullo stato dell'essere umano, sulla felicità e sulla Morte..tuttavia ho abbastanza esperienza in letture di questo filone da aver apprezzato anche quelle parti, seppur con una certa fatica. 
Entriamo però nel vivo della recensione: cominciamo bene, secondo i mie canoni, perchè innanzitutto è un romanzo epistolare (yeah). Le lettere di Werther, a volte indirizzate al suo amico, tale Guglielmo, a volte indirizzate a sè stesso come se provenissero dal suo diario, raccontano il trasferimento in provincia da parte del protagonista. A causa di avvenimenti passati in città, Werther decide di ritemprare il proprio spirito andando a stabilirsi in campagna per gioire delle piccole cose che la Natura poteva offrirgli. Questo è un tema spesso affrontato dai Romantici..il problema è che talvolta il protagonista di un romanzo romantico è spesso dotato di un temperamento impetuoso e quindi l'interesse per la Natura si spegne non appena il giovane riesce a focalizzare la propria attenzione su una belle dame. Ed è proprio così che succede al nostro Werther: si innamora della figlia ipervirtuosa del borgomastro, Carlotta che però è fidanzata con un altro, Alberto. All'inizio Alberto si trova all'estero per sbrigare alcuni affari, lasciando quindi campo libero a Werther che si innamora pazzamente della giovane, senza però mai manifestare segno alcuno della sua passione per lei. I problemi sorgono quando Alberto torna e Werther si trova suo malgrado nell'infausto ruolo di terzo incomodo. Chi conosce la letteratura dell'800 sa che un fidanzamento all'epoca era inscindibile e che precedeva direttamente il matrimonio quindi Werther parte già svantaggiato nella mente del lettore..
Inutile continuare nella narrazione della trama altrimenti parte un mega-spoiler e Dio non voglia che vi tolga il piacere di leggere questo capolavoro del Romanticisimo tedesco. E' noto ai più, comunque, che quella di Werther è una vera e propria tragedia. E che la cosa, a fine romanzo, è abbastanza irritante.
Ps: Se avessi potuto, il titolo che avrei messo a questo post sarebbe stato qualcosa come "Carlotta è 'na zoccola". E con questo concludo.
Voto: 8




Ti ricordi di me? di Sophie Kinsella


Non sono una grande fan del genere chick-lit però devo ammettere che ogni tanto ci sta leggere un romanzo semplice, rapido,indolore. Quando si ha bisogno di svagarsi un po’ la Kinsella con le sue storie semplici e poco credibili, è quel che ci vuole. Ho letto questo romanzo a cavallo di due mesi in due tranches separate: iniziato ad Udine e finito a Cesano Boscone, è uno di quei romanzi che anche se passan mesi non rischi di dimenticarti i dettagli della trama perché la trama è talmente semplice che sai già come andrà a finire ma vuoi lo stesso gustarti un po’ di happy ending a buon mercato. Nei periodi un po’ giu è quel che ci vuole! Un gruppo di amiche affiatate, una vita un po’ così, una faccia un po’ così e l’uomo della vita dietro l’angolo. Si, come no, ditelo anche a Carrie&co. che per  trovare un uomo decente a NY hanno dovuto aspettare sei  stagioni e due film. Detto ciò non so se sono più irritata con la Kinsella che propinandoci sempre la stessa brodaglia riesce a far milioni a palate o con me stessa che in un momento di debolezza mi son lasciata trascinare dal genere “e vissero felici e contenti”. Bah!

Ma siam qui quindi recensiamolo: il romanzo narra le vicende di Lexi Smart, una giovincella americana che una mattina si sveglia in ospedale credendo di avere 25 anni, denti da castoro, mani inguardabili e una vita che va a puttane. Invece scopre di averne 28, di anni, di avere un bellissimo sorriso, una manicure appena fatta e soprattutto di essere sposata ad un affascinante giovanotto multimiliardario. Comincia così a capire ce ha avuto un incidente durante il quale ha perso del tutto la memoria degli ultimi tre anni. Un bene? Un male? Come ha fatto, da brutto anatroccolo squattrinato a trasformarsi in un rampante cigno in carriera? Qui comincia la parte divertente..ovviamente condita da morale perbenista come se piovesse: è sempre tutto oro quel che luccica?! Ma ovviamente no, cari i miei Capitan Ovvio ..ok non spoilererò nulla. Leggetevelo quando siete un po’ giu di morale che qualche risata sicuramente ve la strapperà.
E mi raccomando, godetevi “la vita in stile loft!”

Voto 6+



lunedì 4 novembre 2013

Il bar sotto il mare di Stefano Benni

“Il nostro quartiere sta proprio dietro la stazione. Un giorno un treno ci porterà via, oppure saremo noi a portar via un treno. Perché il nostro quartiere si chiama Manolenza, entri che ce l’hai ed esci senza. Senza cosa? Senza autoradio, senza  portafogli, senza dentiera, senza orecchini, senza gomme dell’auto.”  La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case

“Vorrei morire, morire, morire, morire ma lo fanno già tutti.” California Crawl

“-Dice bene signor diavolo. Tra artisti. E lei, proprio lei mi accusa del peccato di superbia! Ma esiste arte senza eccesso? Ciò che chiamiamo misura non è forse la pantofola che infiliamo dopo un lungo viaggio di visioni? Esiste una lingua senza metafora, un pranzo senza relever, un diavolo senza zanne?” Il più grande cuoco di Francia

Avrò letto questo romanzetto almeno due settimane fa ma non sono riuscita a scriverne la recensione che oggi! Un vero peccato perché l’entusiasmo che ti lascia una buona lettura purtroppo scema prestissimo. Comunque sia era da un po’ che volevo leggere un romanzo di Benni e, su suggerimento di un’amica, un giorno, trovandomi in Mondadori  mi son detta “Bando all’avarizia, spendiamo sti 9 euro”..un piccolo lusso che le mie povere finanze possono ancora permettersi :D
Non sono una grande fan delle raccolte di racconti..forse perché penso sia difficile condensare qualcosa di davvero interessante nello spazio di poche pagine. L’unico autore di fronte al quale mi sono inchinata è stato Buzzati con i suoi geniali racconti della raccolta La boutique del mistero, dove ogni storia è una perla. Due su tutti sono La giacca stregata (che potete leggere qui) e Inviti superflui (che potete leggere qui). Quindi ero un po’ prevenuta nei confronti di questo libro ma devo ammettere invece che Benni ci sa fare: ha un linguaggio che mi piace e mi ha colpito soprattutto quel suo essere semplice ma andare dritto al sodo, il tutto condito da un’ottima dose di ironia che non guasta mai.

Il romanzo in realtà è una raccolta di racconti, 24, che corrispondono ad altrettanti personaggi e ad altrettante cifre stilistiche. Mi spiego: l’antefatto narra di un personaggio, chiamato l’Ospite che vagando per l’immaginario porto di Brigantes si ritrova a seguire un  vecchietto molto distinto con una gardenia all’occhiello il quale, scendendo delle scalette che portano al mare, scompare sott’acqua. Nel tentativo di salvarlo l’Ospite si troverà anche lui nel suddetto Bar sotto il mare. Qui, gli avventori, un gruppo di 24 persone, racconteranno a turno le storie più stravaganti variando per stile e registro.  Penso che la versalità di Benni sia eccezionale e del tutto credibile. Dalle storie del paese Sompazzo che ci ricorda Vitali, a Nastassa , il racconto dal finale comico sulle orme dei grandi russi o a Il più grande cuoco di Francia che rimanda a Maupassant , dall’horror story alla Poe al giallo di Priscilla Mapple che fa molto Agatha Christie, al racconto Il destino sull’isola di San Lorenzo che invece mi ha riportato ai profumi brasiliani di Jorge Amado..insomma una varietà unica e ripeto assolutamente credibile nel suo genere. Ovviamente non tutti i racconti mi sono piaciuti ma questo dipende moltissimo dal fatto che era come cambiare libro ogni volta e che ci sono generi che mi piacciono più di altri. Che dire di più? Merita assolutamente una lettura e penso che per me Il bar sotto il mare rappresenti il primo di Benni di una lunga serie. Voto 9