Intervista ad Alexia Oldini, 24 anni, regista
Giovani allo sbaraglio: ecco di cosa ci piace parlare ed ecco cosa mi viene in mente pensando ad Alexia Oldini. Una ragazza che dopo il liceo ha preso, ha mollato tutto e si è trasferita a New York inseguendo un sogno.. e spesso chi ci mette l'anima in quello che fa, riesce a realizzarlo. Solo chi si è trovato almeno una volta in un paese straniero, con nient'altro che la propria tenacia e voglia di farcela, può davvero capire che il difficile non è restare e lasciarsi trasportare alla deriva dalla marea comoda della quotidianità: il difficile è partire e decidere da soli quale sia la direzione che la nostra misera barchetta deve prendere.
Ciao Alexia, siamo felici di riceverti nel nostro piccolo spazio dedicato alle personalità creative emergenti. Le Boudoir di Born to be Wilde ti dà il benvenuto e siamo onorati del fatto che tu abbia accettato di rilasciare quest’intervista. Non è cosa da tutti i giorni poter fare due chiacchere con gli addetti ai lavori di un’industria come quella del cinema, figurarsi una realtà come quella del cinema indipendente newyorkese: solitamente i registi sono piuttosto inarrivabili. C’era molta curiosità a proposito di questa intervista quindi diamoci dentro:
Giovani allo sbaraglio: ecco di cosa ci piace parlare ed ecco cosa mi viene in mente pensando ad Alexia Oldini. Una ragazza che dopo il liceo ha preso, ha mollato tutto e si è trasferita a New York inseguendo un sogno.. e spesso chi ci mette l'anima in quello che fa, riesce a realizzarlo. Solo chi si è trovato almeno una volta in un paese straniero, con nient'altro che la propria tenacia e voglia di farcela, può davvero capire che il difficile non è restare e lasciarsi trasportare alla deriva dalla marea comoda della quotidianità: il difficile è partire e decidere da soli quale sia la direzione che la nostra misera barchetta deve prendere.
Ciao Alexia, siamo felici di riceverti nel nostro piccolo spazio dedicato alle personalità creative emergenti. Le Boudoir di Born to be Wilde ti dà il benvenuto e siamo onorati del fatto che tu abbia accettato di rilasciare quest’intervista. Non è cosa da tutti i giorni poter fare due chiacchere con gli addetti ai lavori di un’industria come quella del cinema, figurarsi una realtà come quella del cinema indipendente newyorkese: solitamente i registi sono piuttosto inarrivabili. C’era molta curiosità a proposito di questa intervista quindi diamoci dentro:
1. Quando hai deciso che “da grande” avresti fatto la regista? Perché?
Non penso ci sia stato un
momento preciso nel decidere quale carriera intraprendere. Fin da una certa
eta' si e' spinti verso certe formazioni professionali da diverse circostanze,
siano famiglia o amici, o semplicemente ambienti di frequentazione. Ci si
ritrova spesso a esser parte di gruppi, e tendenzialmente ad attaccarsi a
ideali e aspettative non necessariamente personali, ma piu' rilevanti a un
concetto di massa. Ovvero, studia, trova un lavoro, qualsiasi cosa possa
spingerti ad esser economicamente indipendente. Prendere rischi spesse volte
diventa un opzione non possibile. Penso che prima di aver deciso in cosa
imbarcarmi, ho dovuto comprendere cosa invece non volevo per la mia vita.
Vedere Films e' sempre stata la mia passione piu' grande, e penso che sia stata
quasi una scelta naturale piuttosto che spinta da un dovere vero e proprio. Fare
regia e' solamente stata la consequenza del voler fare films, un punto di
arrivo alla realizzazione di cio' che volevo intraprendere piu' che un punto di
partenza.
2. Raccontaci
un po’ il tuo percorso formativo dopo il liceo, la cosiddetta “gavetta”.
Non mi sono mai trovata bene in
ambienti restrittivi, ed e' cosi che per bene o male che sia ho sempre
percepito gli ambiti scolastici. Il dover studiare per obbligo, il dover
scrivere per obbligo, il dover leggere per obbligo, son sempre stati punti di
scontro nella mia vita. Penso di aver imparato molte piu' cose per me stessa
semplicemente prendendo volontariamente libri di studio, piuttosto che esser
martellata da insegnanti o istruttori. Finito il liceo ricordo mi presi un bel
anno sabbatico nel quale poter respirare arie nuove, e davvero capire cosa
volevo dalla vita per me stessa. Trasferitami a New York ho frequentato un anno
di studio per regia, e decisi che, invece di continuare gli studi dietro banchi
e libri, sarebbe stato meglio poter partecipare e lavorare su sets, qualsiasi
posizione lavorativa potessi trovare. Penso che non ci sia stata scuola
migliore per me dell'imparare in prima persona sul campo.
3. New
York: dopo Los Angeles, penso sia il sogno di ogni aspirante attore/regista.
Che parole troveresti per descriverla?
Ti correggo, New York e' di gran
lunga molto piu' tosta di Los Angeles, dove, al contrario, chiunque tu possa
incontrare si consideri parte dell'industria cinematografica, o ti rimpilzano
di falsi sogni e promesse. A NY trovo che sebbene il lavoro sia di meno, le
cose siano molto piu' concrete. Se ce la fai a NY, ce la fai dovunque.
4. Quali sono le principali difficoltà per chi, catapultato dall’altra parte del mondo, si trova a cominciare tutto da zero?
Qualsiasi sia la carriera e
formazione lavorativa che una persona possa intraprendere dall'altra parte del
mondo, ovest o est che sia, penso che la parte piu' difficile sia il lasciare
le persone con cui si e' cresciuti o passato un vita insieme. Il ricostruirsi e
trovare le amicizie speciali. Bisogna stare focalizzati sui propri obiettivi, o
e' facile farsi prendere da emozioni e lasciare il tutto. E' la questione del
prendersi rischi; una volta oltrepassato un certo limite o si va avanti a pugni
stretti o non ci son piu' scelte, perche' il tornare indietro non rimane piu'
un opzione. Il tuo modo di vivere, vedere il mondo, e il come lo affronti,
cambia totalmente, e credo che le memorie del proprio luogo di nascita
rimangano esclusivamente idealizzazioni del passato o immaginazioni di memorie
adattate al nostro nuovo essere.
5. C’è
stato un momento dove ti sei detta “Basta, mollo tutto e torno a casa”? Se sì,
come hai superato questo momento?
Penso la domanda/risposta si possa connettere bene alla precedente. Certo che si, capita, e spesso. Ma penso che quando ami profondamente quello che fai, certi momenti bisogna esser pronti ad affrontarli. Non penso ci sia un modo preciso o particolare del come io personalmente li abbia affrontati.. si affrontano. Un po di cioccolato forse aiuta?
Penso la domanda/risposta si possa connettere bene alla precedente. Certo che si, capita, e spesso. Ma penso che quando ami profondamente quello che fai, certi momenti bisogna esser pronti ad affrontarli. Non penso ci sia un modo preciso o particolare del come io personalmente li abbia affrontati.. si affrontano. Un po di cioccolato forse aiuta?
6. Che tipo di cinema ti piace? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Tutto il cinema e' arte.
Ovviamente preferenze ci sono, ma di etichettarmi con precisione a particolari
momenti nella storia del cinema e/o fonti di ispirazione credo sia limitativo. A livello di genere prediligo
film drammatici, sia a livello di cinema indipendente che studios. Fonti di
ispirazione sono davvero milioni, e non solo connesse al cinema. Personalmente
penso che a livello creativo la miglior fonte di ispirazione siano i bambini
piccoli. Da adulti ci dimentichiamo come giocare con la nostra immaginazione, e
“vedere” cose anche quando in realta' non c'e' proprio nulla da vedere. Se
molti piu' artisti possedessero la creativita' di un bambino, sarebbero migliori su molte piu' circostanze. Se un artista potesse mescolare la
creativita' di un bambino con le esperienze piu' amare di un adulto, penso ci
sarebbe un scelta piu' vasta di prodotti validi nel mercato.
7. Cosa vuoi trasmettere con i tuoi film?
Dipende dal genere, concetto, e
personaggi. Qualsiasi sia, penso che la cosa che mi diverta di piu' sia il
cercare di dare allo spettatore qualcosa di inaspettato. Non dargli mai quello
che lui pensa stia per arrivare.
8. Qual
è stata la soddisfazione più grande della tua carriera?
Quello che sto costruendo non
riesco ancora a definirlo come una carriera. Mi suona arrogante. La
soddisfazione piu' grande e' quella del poter andare avanti giorno per giorno
facendo quello che e' la mia passione.
9. Parlaci
dei tuoi progetti: presenti e futuri..
Il mio presente e' quello a cui
lavoro costantemente. Sfortunatamente in questo tipo di industria e' difficile
poter pianificare per un futuro lontano. Davvero non si sa mai cosa possa
capitare dall'oggi al domani. Ma so che se oggi “faro' bene” domani spingero' perche'
vada sempre meglio! Il mio progetto e' quello di continuare a fare questo per
il resto della mia vita e il non dover esser spinta a dirigermi verso altri
campi per tirare avanti.
No. AHAH Me stessa, chiunque mi
abbia sempre detto che non valevo nulla e che non avrei mai fatto niente nella
mia vita basandosi puramente sui loro pensieri limitati e primitivi, e mia
madre per avermi dato il suo carattere di coccio.
11. Che
consigli dai ai nostri lettori-aspiranti registi?
Dovrei dare consigli a chi vuole
diventare competizione?! Preparati a mangiar fango, giorni di 48 ore, e
stanchezze irrecuperabili. Non farti mai tirar giu' dalle critiche, vai per la
tua strada, e sii sempre convinto. C'e' da sgomitare!!!
12. Domanda di rito per gli intervistati di Born to be Wilde: libro preferito e perché?
E' un po come chiedere film preferito. Ce ne sono talmente
tanti che e' impossibile sceglierne uno.
Oltretutto vorrei astenermi dal rispondere poiche' i libri che leggo
definiscono le mie visioni politiche, che non vorrei precisare.
13. Ci
saluti con un tuo motto?
Non ti aspettare mai che le cose
ti siano servite sotto il naso, se le vuoi lavora per ottenerle! (e'
un motto? Boh..)
E anche per oggi è tutto. Vi lascio con i trailer dei suoi due film e una sua pic. Enjoy :)
TO REDEMPTION -official trailer-
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