“Era una notte incantevole, una di quelle notti che
succedono solo se si è giovani (..)”
“E ti chiedi: dove sono mai i tuoi sogni? E scuoti la testa,
dici: come volano in fretta gli anni! E di nuovo ti chiedi: cosa hai fatto dei
tuoi anni? Dove hai sepolto il tuo tempo migliore? Hai vissuto o no?”
Rieccoci con i grandi classici: come ribadisco per l’ennesima
volta, non sono un’amante dei russi anzi, a parte Gogol e Bulgakov, più li
leggo e più capisco che l’introspezione non fa per me. Cerco comunque di non
partire mai prevenuta e quindi ho deciso di leggere Le notti bianche di
Dostoevskij, complice la trama un po’ adolescenziale che prometteva di trattare
tematiche più leggere. Ma quando mai.
Questo libricino, scritto da un giovane ventisettenne di
nome Fedor Dostoevskij, racchiude tutte le componenti che faranno di lui uno
scrittore immortale e in particolare si concentra sulla figura del sognatore
schilleriano: Le notti bianche narra le vincende di un giovane romantico che
vive di sensazioni e perso nelle sue fantasticherie diurne. Non ha amici, gli
piacerebbe averne ma non osa giacchè ogni contatto sarebbe comunque un
approccio alla realtà che non crede di volere. Una notte però, incontra una
dolce diciassettenne il cui nome è Nast’enka con la quale nascerà una tenera
amicizia cha da parte del giovane si trasformerà inevitabilmente in amore. Le
vicende dei due ragazzi si distribuiscono su un arco temporale di 4 notti e i
due arriveranno a un tale livello di confidenza e amicizia che questo
implicherà il raccontarsi reciprocamente le proprie vite. Ma perché le notti? E perché bianche? No, non
si tratta della commercialata milanese che prevede iniziative di dubbio gusto
culturale e negozi aperti fino all’1 di notte. Si tratta di un evento ben più
romantico e spettacolare: una vera e propria chicca che vi do. Quest’opera
prende il nome dal periodo dell’anno noto per l’appunto col nome di notti bianche, in cui nella Russia del
nord, inclusa la zona di San Pietroburgo, il sole tramonta dopo le 22 (Santa
Wikipedia). Quindi svolgendosi tutto alla luce del sole, non è strano che due
giovani si trovino a parlare su una panchina anche a inizio Novecento.
Detto ciò, la trama è talmente sottile e appesa a un filo
che il raccontarvi altro implicherebbe sicuramente un bello spoiler (per i
quali in passato mi avete già bacchettata). I più svegli di voi e soprattutto
quelli più avvezzi alla lettura dei romanzi russi avranno già capito che per il sognatore schilleriano non può esserci
lieto fine: come potrebbe esserci se il protagonista da sempre vive negando la
realtà e rifugiandosi nel sogno? Interessanti
sono alcuni riflessioni che ho trovato sul web, cercando di capirne di più a
questo proposito: il mondo del fantastico e dell’illusorio in questo caso
vengono visti come il Male, giacchè impedisce al giovane di fruire degli
aspetti reali della vita. Il che è un peccato perché come sappiamo spesso la vita reale superano in bellezza la nostra
immaginazione.
Vi lascio quindi con uno dei pensieri con cui il
protagonista chiude il romanzo: “.. un intero attimo di beatitudine! Ed è forse
poco seppure nell’intera vita di un uomo? (..)”
Voto 6+
credo sia il libro che ho impiegato di più a leggere...non tanto per la lunghezza, ma per l'amore che provavo per ogni singola parola, per ogni frase, per ogni situazione ed ogni personaggio....ho scoperto Dostoevskji per una pubblicità della Telecom, del "chi è" o di qualche altro servizio di segreteria...ho divorato l'idiota in meno di una settimana, al liceo, non ho dormito che poche ore, ma quella storia mi appassionava talmente tanto che non potevo smettere...poi il giocatore, i demoni, l'adolescente, i fratelli karamazov, il sosia, memorie dal sottosuolo, memorie dalla casa dei morti...e infine, fin ora, le notti bianche...piccolo, semplice (rispetto agli altri suoi), un gioiellino...qualcosa che ogni giovane dovrebbe leggere, per capire come funziona l'amore senza facebook ed sms, di come quel momento di beatitudine possa rendere degna un'intera vita...
RispondiEliminaIo ho letto Delitto e castigo e ti dico, mi è piaciuto. Questo un po' meno perchè il linguaggio è troppo aulico e non ha un bel lieto fine (so' tradizionalista). Detto ció, concordo perfettamente con l'ultima parte del tuo commento: il romanticismo, che bella cosa :)
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